
Biscotti al cioccolato tipo gocciole, golosi e friabili, buoni quanto gli originali e certamente più sani.
Si preparano con gli ingredienti base dei frollini, quindi farina, uova, zucchero e burro. E si personalizzano con cioccolato fondente e aromi (scorza di arancia, nel mio caso, ma vanno bene anche vaniglia e limone).
Non è affatto semplice riuscire a sostituire i biscotti che tanto piacciono ai bambini, con una versione casalinga. Con mio figlio, per lo meno, non è mai scontato. Mangia molto con gli occhi e spesso, purtroppo, il colore e la forma influiscono più del gusto. Ma stranamente con le gocciole ci sono riuscita al primo tentativo. Gli sono piaciuti talmente tanto, che sono diventati tra i suoi preferiti e ormai non compriamo più gli originali.
A tale proposito, spesso mi chiedono perché non propongo a mio figlio versioni casalinghe di tutto ciò che solitamente i bambini apprezzano di più. In realtà l’ho fatto, nei limiti di un’alimentazione sana, ovviamente. Ma crescendo i suoi gusti sono cambiati in peggio. Chi ha dei bambini sa perfettamente di cosa parlo. Ed è una storia lunga da cui si fa fatica ad uscire.
Prima di passare alla ricetta, vorrei affrontare questo argomento che tanto mi preme. Una sorta di sfogo, se mi permettete, perché spesso nell’educazione alimentare non si riceve un adeguato affiancamento. E credo che tanti di voi, madri e padri, zii e nonni, troverete riscontro nelle mie parole. Ma se preferite, potete scorrere la pagina e passare direttamente al procedimento per fare le gocciole.
Sino ai 3 anni mio figlio ha sempre mangiato tutto, inclusi i biscotti fatti da me. Poi ha iniziato la scuola materna, dove era obbligatorio portare quelli confezionati, nel sacchetto ancora chiuso, in modo che provvedessero le maestre a distribuirli ai bambini. Tutti i sacchetti venivano messi insieme in dispensa e dati ai bambini indifferentemente da chi li aveva portati. Ovvero, tutto diventava di tutti, per non creare differenze. Giustissimo per un certo verso, non fosse per il fatto che non si era liberi di far mangiare ai propri figli ciò che si riteneva opportuno. E’ in questo modo che mio figlio ha conosciuto le gocciole portate da un’altra mamma. Biscotti che ho sempre odiato, ma per lui è stato amore a prima vista.
Purtroppo, le gocciole non sono state l’unico cibo che, con il nostro disappunto, è entrato a far parte della sua alimentazione quotidiana. Sono arrivate le caramelle, i finti budini, le merendine al finto latte al posto della frutta. Ogni tanto ci sta, per carità, non siamo integralisti. Ma queste cose finiscono per creare una sorta di assuefazione e poi i bambini non apprezzano più i cibi genuini, a partire dalle verdure. Vi assicuro che c’è più cibo spazzatura dentro le dispense di alcune scuole materne, che in un supermercato. Paradossalmente, nel portale dei comuni si parla di alimentazione sana, di grammatura degli ingredienti, si invitano i genitori a leggere e seguire i consigli del nutrizionista. Si fa presente che dietro lo studio di ogni menù delle mense scolastiche ci sono degli specialisti competenti.
Inoltre, periodicamente vengono avviati progetti per educare al consumo di frutta e verdura e viene quindi distribuita nelle scuole. Iniziativa importantissima che potrebbe essere un valido supporto alle famiglie. Ma la triste realtà è che, a volte, i menù proposti dai nutrizionisti vengono liberamente interpretati da chi gestisce le mense. Per cui (ad esempio) se un giorno è previsto pesce, probabilmente i bambini mangeranno “platessa dorata” o “bastoncini di merluzzo” ovvero pesce prefritto.
Un anno scolastico ho fatto parte della commissione mensa e ho potuto notare che i bambini scartano la frutta perché troppo acerba per essere consumata a morsi con i loro piccoli dentini. Ho appurato che su 5 giorni di servizio mensa, per 3 giorni il fine pasto prevedeva yogurt, budino, macedonia o merendina, ovviamente confezionati. Mentre solo 2 giorni veniva proposta la frutta fresca. Pere e mele troppo acerbe, oppure banane che non mi sembrano adeguate come dopo pasto, perchè troppo sazianti.
Riguardo ai progetti ministeriali per il consumo della frutta, sarebbe un’iniziativa ammirevole, non fosse per le contraddizioni su cui si basa. Ad esempio, non si rispetta il principio dei km0 e del consumo di frutta veramente fresca.
Mi chiedo che senso abbia dare ai bambini dei pezzi di mela confezionati dentro la plastica. Dalle etichette si desume che a vincere l’appalto per il confezionamento è una ditta situata a Nord Est, a fornire la frutta è un’altra azienda, situata in Centro Italia. Data di confezionamento, ovviamente, 7/10 giorni precedenti al consumo. Tutto ‘sto giro per dare due pezzi di mela confezionati in atmosfera modificata a dei bambini che abitano in Piemonte? Perché non fornire, invece, una bella cassetta di frutta fresca del territorio? Per coerenza con le prescrizioni dei nutrizionisti e con il patto di corresponsabilità. E per educare concretamente al rispetto dell’ambiente, non solo con la teoria.
Non so, io non sono dentro questi meccanismi, parlo da profana, da madre, da cittadina, basandomi sul mio concetto di buonsenso, che potrebbe anche essere sbagliato.
Uno dei risultati di questo sistema perverso, è che un genitore trascorre i primi 3 anni di vita del figlio educandolo a mangiare tutto. Dal minestrone di orzo e fagioli, alla pasta al ragù, dai pizzoccheri con le verze, agli spaghetti al pomodoro. Poi i suoi gusti vengono inesorabilmente tarati dal menù della mensa, che in alcuni casi prevede un primo piatto in 4 versioni: al sugo, al pesto, in bianco, in brodo.
La cosa positiva è che avendo la passione per la cucina (e anche il tempo, riconosco) non mi sono mai data per vinta e ho continuato ad evitare come la peste certi alimenti. Parlo di cose di dubbia composizione, come i famosi panzerottini ripieni, i pesci “dorati” etc. etc. Ora che mio figlio inizia a leggere e capire le etichette dei prodotti, riesce a comprendere perché è preferibile mangiare in un certo modo. E miracolosamente, sta riprendendo ad assaggiare cose che non voleva più da anni.
Per questo penso sia giusto concedere anche cose che gli piacciono, magari provando a riprodurle in versione più genuina.
I biscotti al cioccolato tipo gocciole sono nati per questo scopo e anche se non ci speravo affatto, hanno rimpiazzato gli originali. Ma sono piaciuti a tutta la famiglia. Non conosco la formula autentica, ovviamente, ho agito d’istinto e anche personalizzato. Ad esempio, mettendo scorza di arancia, che con il cioccolato sta divinamente.
Bando alle ciance e provate la ricetta. Se vi piace o, al contrario, avete suggerimenti, fatemelo sapere.
Altre ricette di biscotti
Biscotti al cioccolato tipo gocciole
Ingredienti per 30 biscotti
250 g di farina di frumento tipo 00
100 g di burro
150 g di zucchero
50 g di cioccolato fondente
100 g di gocce di cioccolato fondente
1 uovo medio intero
Scorza grattugiata di 1 arancia non trattata (oppure ½ bacca di vaniglia, o 1 limone)
Lievito in polvere per dolci, 1/4 di cucchiaino circa
1 pizzico di sale
Il procedimento deve essere eseguito velocemente, manualmente, o con il robot. Io preferisco quest’ultimo metodo per non scaldare il burro e il cioccolato.
Mettete le gocce di cioccolato in freezer con 1 ora di anticipo. Nel frattempo, sciogliete il cioccolato fondente a bagnomaria e fatelo freddare.
Mescolate lo zucchero e il sale con il burro freddo a cubetti, unite l’uovo intero leggermente battuto, poi incorporate il cioccolato fuso.
Aggiungete la scorza di agrume, o l’interno della bacca di vaniglia, e mescolate. A questo punto mettete la farina setacciata con il lievito e lavorate quanto basta a rendere il composto omogeneo. Per ultime mettete le gocce di cioccolato congelate. Coprite l’impasto con pellicola e tenete in frigo per almeno 1 ora.
Tirate fuori l’impasto e dividetelo in 30 pezzetti uguali, grandi più o meno quanto una noce.
Arrotondateli formando delle palline, schiacciatele e posatele su una placca foderata con carta da forno.
Se desiderate dei biscotti più bassi, schiacciateli un po’ di più.
Non andate oltre 1,5 cm, perché cuocendo diventeranno comunque più sottili.
Trasferite in forno preriscaldato a 170° e cuoceteli per circa 15 minuti. Controllate che siano sodi, ma non duri, perché freddandosi diventeranno meno morbidi.
Sfornate e fate freddare completamente. I biscotti al cioccolato tipo gocciole si mantengono buoni per diversi giorni, se conservati in un contenitore ben chiuso.
Seguitemi su Instagram